Corridoi umanitari, scambio di accuse tra Mosca e Kiev

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Senza tregua. Zelensky: «non hanno rispettato i patti». Putin: «Sanzioni sono una dichiarazione di guerra». Domani terzo round di negoziati

A Irpini si attraversa un fiume dopo che il ponte è stato bombardato da un attacco aereo russo 

La promessa di una tregua che consentisse corridoi umanitari per evacuare persone da alcune delle aree più a rischio (Mariupol, Volnovakha) si infrange sulle accuse incrociate di Mosca e Kiev.

MA NELLA MATTINATA di ieri anche il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha dovuto specificare: «Continuiamo il dialogo con le parti sul passaggio sicuro dei civili da diverse città colpite dal conflitto. Le scene a Mariupol e in altre città oggi sono strazianti. È benvenuta qualsiasi iniziativa delle parti che dia tregua ai civili dalle violenze e permetta loro di partire volontariamente verso aree più sicure».

Le comunicazioni tra le due parti, però, anziché aprire a possibilità sulla tregua, hanno ancora di più allontanato Mosca e Kiev. In una trasmissione televisiva, il consigliere presidenziale ucraino Oleksiy Arestovych ha affermato che la Russia «non sta osservando un cessate il fuoco concordato in alcune aree, impedendo un piano congiunto per consentire l’evacuazione dei civili». Circostanza confermata in serata dal ministro degli esteri ucraino.

Quest’ultimo ha anche ha accusato la Nato di piegarsi alle pressioni russe. Parlando alla televisione ucraina, ha detto di essere disponibile a colloqui con il suo omologo russo, Sergei Lavrov, ma solo se saranno «significativi».

Da parte sua Putin ha dato la colpa ai «nazionalisti ucraini» e in un discorso tenuto ieri ha aggiunto che «molto di ciò che sta accadendo ora e di ciò a cui stiamo assistendo e di ciò che accadrà è senza dubbio un modo per combattere contro la Russia. E queste sanzioni che ci vengono imposte sono come una dichiarazione di guerra».

INTANTO L’AVANZATA RUSSA prosegue: Mariupol è sotto i bombardamenti russi, Kiev continua ad essere accerchiata, a Volnovakha, secondo il parlamentare locale Dmytro Lubinets riportato dal Guardian, «l’attacco è ancora così intenso che i cadaveri non vengono raccolti, coloro che si nascondono nei rifugi stanno finendo il cibo e circa il 90% della città è danneggiata dai bombardamenti».
E ieri a Kiev è stato ritrovato morto uno dei negoziatori ucraini: Denis Kireyev, sarebbe stato ucciso da uomini dell’intelligence Ucraina (Sbu) mentre cercavano di arrestarlo, perché sospettato di tradimento.

A RIFERIRLO è stato il parlamentare Oleksiy Goncharenko su Telegram. Kireyev è accusato di essere legato a elementi dell’ex governo diretto da dall’ex presidente filo-russo Viktor Yanukovich. Da Kiev lasciano intendere di essere in possesso di prove schiaccianti circa il tradimento del negoziatore.

E A PROPOSITO DI NEGOZIATI, nella serata di ieri, è arrivata la conferma circa il terzo round di colloqui tra le due delegazioni, in programma domani.
Giornata intensa anche da un punto di vista diplomatico. Ieri c’è stata la telefonata tra il ministro degli esteri cinese Wang Yi e il segretario di Stato Usa. Blinken ha tentato di «stanare» Pechino invitando la Cina a cambiare la postura (di ambigua attesa) di fronte a quanto sta avvenendo in Ucraina. Wang Yi ha però mantenuto la stessa posizione che la Cina ha mostrato dall’inizio dell’invasione, incoraggiando «la Russia e l’Ucraina a negoziare direttamente e la comunità internazionale a sostenere il negoziato», chiedendo anche «agli Stati uniti, la Nato, l’Unione europea e la Russia di condurre dialoghi paritari e ad affrontare le contraddizioni e i problemi accumulati nel corso degli anni, incluso l’impatto dell’espansione a est della Nato».

WANG, INFATTI, HA SPIEGATO che la situazione in Ucraina è «intricata» e non riguarda solo le norme di base delle relazioni internazionali, ma anche «gli interessi di sicurezza di tutte le parti e che perciò è necessario concentrarsi non solo sulla risoluzione dell’attuale crisi, ma anche sulla pace e la stabilità a lungo termine della regione per costruire un meccanismo europeo di sicurezza».

In serata il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, è tornato a parlare, chiedendo un nuovo round di sanzioni contro la Russia. Secondo quanto riferito da Reuters, Kuleba avrebbe affermato di aver avuto una discussione «produttiva» con il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e che i passi concordati saranno probabilmente attuati nei prossimi giorni.

(Leggi l’articolo su Il Manifesto)

https://ilmanifesto.it/corridoi-umanitari-scambio-di-accuse-tra-mosca-e-kiev/

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