L’inceneritore di Roma: una scelta sbagliata. Un libro dei comitati

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Un libro, stampato a cura del coordinamento dei comitati contro l’inceneritore, è firmato da Giuseppe Girardi, Paolo Barzilai, Massimo Cerani, Enrico Del Vescovo, Aldo Garofolo, Francesca Mazzoli, Franco Medici.

Si riporta la prefazione

È noto come da parecchi anni si assiste a Roma a un grave degrado urbano dipeso dai cumuli di rifiuti che, sparsi ovunque, ma più spesso nelle periferie della metropoli, rappresentano certamente un pessimo biglietto da visita per la città eterna, da sempre meta di turisti e pellegrini. Non c’è dubbio che tale stato di cose abbia alimentato un malessere sempre più acuto e diffuso tra i cittadini esasperati, i quali si aspettano che sia fatto urgentemente qualcosa per restituire decoro alla città. Ma in un tale stato di emergenza si direbbe che sia stato relegato in secondo piano l’obiettivo fondamentale di una politica lungimirante, ispirata ai principi basilari dell’economia circolare, raccomandata dall’Unione europea già diversi anni orsono, per un futuro ecologicamente e socialmente più sostenibile, coerente anche con la lotta ai cambiamenti climatici. Un futuro nel quale, finalmente, si guardi ai rifiuti non più come qualcosa di cui sbarazzarsi in quanto inutile e nociva, ma, al contrario, come ad una vera e propria risorsa, essenziale ai fini della produzione delle “materie prime seconde”, utilissime all’economia di un paese come il nostro.

E invece cosa è accaduto? Con Decreto del Presidente della Repubblica del 4 febbraio 2022, il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri è stato nominato Commissario Straordinario al fine di assicurare gli interventi funzionali alla celebrazione del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025 nell’ambito del territorio di Roma Capitale. Il 20 aprile 2022, lo stesso Gualtieri, inoltre, annunciava a sorpresa all’Assemblea Capitolina la decisione di realizzare un mega impianto di incenerimento di  600 mila tonnellate all’anno di rifiuti indifferenziati in località Santa Palomba, all’estremo lembo meridionale del territorio di Roma, esattamente al confine con i comuni di Albano Laziale, Ardea e Pomezia. Tutto ciò in deroga al Piano regionale dei rifiuti del 2020, il quale non ha previsto alcun nuovo impianto di incenerimento nel Lazio. Per far questo, con il famigerato articolo 13 del D.L.  n. 50/2022 al Sindaco di Roma, già Commissario al Giubileo, sono stati attributi poteri in materia di rifiuti in via ordinaria di spettanza regionale. E’ chiaro come il protrarsi della crisi nella gestione dei rifiuti, ormai diventata endemica, abbia spinto l’Amministrazione Capitolina a offrire una risposta apparentemente forte e risolutiva, sbandierata come necessaria, sperando di restituire credibilità all’immagine politica di una gestione fallimentare dei rifiuti ormai da parecchi anni. Con un’esasperazione dei cittadini divenuta per bocca di Sabrina Alfonsi, assessora capitolina ai rifiuti, funzionale al consenso all’inceneritore. Ma la proposta di soluzione presentata dal Sindaco di Roma è in realtà ingannevole e illusoria. Non solo, ma è anche demagogica e strumentale, perché fa leva sul malcontento dei cittadini per soddisfare gli appetiti di cordate industriali fameliche di grandi e sicuri profitti. Trattandosi, infatti, di un project-financing, l’onere finanziario per la costruzione e la gestione del l’impianto graverà per tutta la durata prevista di funzionamento dell’impianto – ben 33 anni e 5 mesi!!! –  sulle tasche dei cittadini, tramite la TARI, per oltre 7 miliardi e 400 milioni di euro, garantendo in tal modo guadagni spropositati alla compagine privata che si aggiudicherà l’appalto.

Con il collaudo dell’impianto previsto nel 2028, è, inoltre, evidente come il Giubileo del 2025 sia solo l’alibi per compiere un’operazione altrimenti impossibile con le norme vigenti. L’incongruenza nei tempi è, infatti, palese e dimostra l’infondatezza dei poteri commissariali.

La pluridecennale durata di funzionamento dell’impianto, a cui obbligatoriamente andranno conferite 600.000 tonnellate di rifiuti all’anno, tenderà inoltre a scoraggiare la crescita della raccolta differenziata, ora ferma al 45%, che non potrà mai raggiungere i livelli elevati registrati in altre parti d’Italia (ad es. in Veneto, dove raggiunge ai 74%). A meno che, per garantire il funzionamento a pieno regime dell’impianto non si brucino i rifiuti provenienti da altre parti del centro Italia, rendendo così la località di Santa Palomba il polo di incenerimento dei rifiuti per eccellenza non solo di Roma, ma di tutto il Lazio, con un impatto devastante sul territorio, sull’aria e sulla qualità della vita degli abitanti. Di fronte a tali prospettive, migliaia di cittadini, organizzati in Comitati ed Associazioni, si sono opposti a tale progetto deleterio, presentando ricorsi per vie legali, così come diversi Comuni dei Castelli Romani e del litorale, mostrando grande tenacia e determinazione. La scelta dell’incenerimento, con produzione in quantità irrisorie di energia e calore, richiama un modello certamente passato e destinato ad essere superato con il progredire della raccolta differenziata e delle tecnologie per il riciclo e il recupero dei materiali. La circostanza per cui in altre capitali europee vi sia una elevata quota di rifiuti inceneriti non deve ingannare, poiché si tratta deriva di una scelta fatta alcuni decenni fa, quando l’alternativa era solo tra discariche ed inceneritori, ma ora l’orizzonte è profondamente mutato, con l’affermarsi dell’idea dell’economia circolare e della pratica connessa della raccolta differenziata.

Nonostante la gravità della situazione, abbiamo purtroppo riscontrato una grave carenza di informazione in ambito mediatico, specialmente nei canali radio-televisivi di maggiore ascolto. E’ evidente che i cittadini sono stati tenuti all’oscuro dei contorni della vicenda, alimentando e diffondendo spregiudicatamente falsi stereotipi per suffragare l’immagine dell’impianto di incenerimento, chiamandolo  eufemisticamente termovalorizzatore, quale risolutore di tutti i problemi.  La narrazione fuorviante, dominante a livello mediatico, di un impianto quale male necessario e inevitabile ha attratto a sé la maggior parte dell’opinione pubblica, ignara di quanto realmente stia accadendo. I canali comunicativi quasi mai hanno dato voce a esperti e scienziati contrari alla tecnologia degli inceneritori. Eppure il mondo scientifico e accademico vanta personalità contrarie a questa tecnica in nome di una visione culturale più innovativa, in linea con i principi dell’economia circolare ed il rispetto per l’ambiente. Per fuorviare l’’opinione pubblica, l’area dell’impianto si chiamerà paradossalmente “Parco delle risorse circolari”, facendo opera spudorata di “greenwashing”, in quanto l’incenerimento è escluso categoricamente dall’economia circolare. Di più, viola l’economia circolare.

Per tali ragioni abbiamo sentito l’esigenza impellente di fare chiarezza e mostrare tutte le contraddizioni, gli inganni e le mistificazioni, anche sotto il profilo tecnico, di tale proposta sciagurata. E’ così che è nata l’idea di un Comitato tecnico-scientifico che, in modo obiettivo ed approfondito, senza compromessi di sorta, metta in trasparenza l’impatto di questa operazione su un’area territoriale già alquanto deturpata e compromessa, come emerge da dati oggettivi, e la cui voce di protesta è rimasta troppo spesso inascoltata.

Questo lavoro intende offrire uno strumento di lotta politica per una vera giustizia ambientale e siamo profondamente orgogliosi e grati a tutti coloro che si sono impegnati in tal senso.

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