Per Partito democratico e Cinque Stelle l’esplicita candidatura di Silvio Berlusconi rappresenta un pericolo doppio: quello evidente della sua elezione (il cui rischio non va minimizzato), e quello che deriva dal desiderio di evitarla a ogni costo.
In altre parole: il rischio di cadere dalla padella di B. nella brace di D. Perché se ci si chiede se per il Quirinale è peggio Berlusconi o peggio Mario Draghi, l’unica risposta possibile è quella celebre di Herzen: “Sono peggio tutti e due”.
Sul perché l’avvento di Berlusconi sarebbe un’apocalisse costituzionale non c’è bisogno di argomentare molto: dai rapporti con la mafia all’appartenenza alla loggia eversiva e golpista della P2, dalla condanna per frode fiscale alla corruzione come strumento politico e all’occupazione privata dello Stato, dall’odio per la magistratura (anzi, per la giustizia) a un maschilismo predatorio e osceno.
Tuttavia, D. non sarebbe un male minore: sarebbe un male diverso, ma altrettanto letale.
Innanzitutto, per come è stata costruita l’ascesa al Colle: come ha spiegato il costituzionalista Francesco Pallante (in un articolo dal titolo eloquente: “Perché Draghi non può andare al Quirinale”), “anche solo l’ipotesi di un Draghi al comando diretto del Quirinale e indiretto di Palazzo Chigi equivarrebbe allo scardinamento della Costituzione vigente”.
E poi per le poche idee politiche che di D. si conoscano: per esempio quelle espresse nella celebre lettera che firmò (da governatore della Banca d’Italia, insieme al presidente della Bce Trichet) nell’estate 2011, in cui si ingiungeva all’Italia di smantellare ciò che rimaneva ancora in piedi del progetto politico della Costituzione attraverso privatizzazioni selvagge di beni e servizi pubblici; dominio dell’impresa sui lavoratori attraverso la parcellizzazione dei contratti (non più nazionali) e la precarizzazione; licenziamento più facile e sterilizzazione di ogni politica sociale attraverso l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione.
Era il binario su cui sarebbe stata istradata la politica dei dieci anni successivi: quelli che hanno consegnato alla pandemia un’Italia mostruosamente diseguale, ingiusta, povera. E in questo anno da presidente del Consiglio, Mario Draghi ha dimostrato (dalla riforma fiscale, all’aver posposto le vite al Pil nel governo della pandemia) di essere sempre fermo a quelle idee.
Se B. rappresenta l’anti-Costituzione fatta persona, D. rappresenta l’anti-Costituzione fatta ideologia: è vitale costruire in fretta una alternativa vera.
Tommaso Montanari