SI ROMA METROPOLIATANA: ANCORA NO ALL’INCENERITORE DI ROMA E AL PIANO GUALTIERI

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INCENERITORE – I NODI VENGONO AL PETTINE: CI PENSANO GLI STESSI PROTAGONISTI

Nel corso di una recente audizione l’ex assessore regionale Valeriani, in carica al tempo dell’approvazione del piano regionale dei rifiuti, ha dichiarato che quel piano non prevedeva un nuovo inceneritore perché si basava sull’ipotesi che l’amministrazione Raggi avrebbe aumentato progressivamente la raccolta differenziata, il che non è avvenuto. In questo modo lui stesso conferma la validità del piano, che può essere applicato – soltanto se Gualtieri facesse ciò che non ha fatto la Raggi, cioè puntare sulla raccolta differenziata -con la sola differenza che andrebbe a regime con 2 anni di ritardo rispetto alle previsioni iniziali: tempo assolutamente compatibile con i tempi di entrata in esercizio dell’inceneritore. E’ un clamoroso autogol, da parte di chi dichiarava anni fa che, fosse stato per lui, avrebbe costruito 1 impianto di incenerimento e svariate discariche.

L’assessora romana Alfonsi, poi, commentando il ritardo nella pubblicazione del bando assicura che uscirà a breve; secondo fonti del Campidoglio “sarebbe stata richiesta all’associazione temporanea di imprese guidata da ACEA una riduzione della tariffa di conferimento e un miglioramento degli aspetti tecnici dell’investimento rispetto al progetto presentato”.

Dunque attendiamo il bando di gara, la cui documentazione viene predisposta proprio dall’associazione temporanea di imprese guidata da ACEA, risultata “promotore” nell’iter di project financing (in quanto unica a presentare un’offerta alla dichiarazione di interesse).

Questa documentazione – ancora segreta – prevede una parte tecnica ed una economica: a quanto pare ci sarebbero problemi su entrambe, per le criticità (da noi stesse ripetutamente evidenziate) legate alla complessità del progetto impiantistico ipotizzato e al piano economico-finanziario che dovrebbe garantire al soggetto privato aggiudicatario il rientro dagli investimenti, la remunerazione del capitale e l’utile di impresa. Questo piano, di durata 20-30 anni – si basa sui costi di investimento e di esercizio, e sulle entrate derivanti dalla vendita di energia e dalla tariffa; tralasciando gli altri aspetti, non meno importanti, un punto essenziale è proprio l’introito che deriva dalla tariffa, il quale dipende dalla quantità di rifiuti bruciati in un anno e dal costo unitario a carico dei cittadini: se calano i rifiuti bruciati deve aumentare la tariffa per assicurare il rientro in termini di Euro previsto nel piano economico finanziario. E se la raccolta differenziata dovesse aumentare, come i vertici del PD dichiarano? E se l’elettricità prodotta dovesse essere minore di quella ipotizzata, per cause legate alla complessità dell’impianto? E se la tanto declamata cogenerazione risultasse inapplicabile?

Immaginiamo che rispetto a tutte queste incertezze il soggetto privato voglia cautelarsi: ma qui chi paga sono i cittadini, alla faccia del tanto declamato vantaggio economico sbandierato da Gualtieri e Alfonsi; e questo non è tollerabile, come non lo è l’impatto negativo dell’incenerimento sul progredire dell’economia circolare e sulla qualità di vita dei romani.

Ripetiamo: no all’inceneritore, sì alla raccolta differenziata, si a recupero e riciclo, si all’etica del non spreco

SI AREA METROPOLITANA DI ROMA

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