Nella piazza multietnica Lucano ha anche sciolto il nodo sulla candidatura alle Europee dell’8 e 9 giugno.
La pioggia battente che per 48 ore ha flagellato la costa jonica ha impedito a Mimmo Lucano di partecipare alla fiaccolata di Steccato in ricordo delle 94 vittime del naufragio. Ieri la «compagneria» del Villaggio Globale di Riace ha organizzato un presidio di commemorazione.
Allora, Lucano cosa ha deciso di fare?
Ho deciso di accettare la candidatura da indipendente che mi è stata offerta da Alleanza Verdi Sinistra. Una decisione che mi ha fatto molto riflettere. Abbiamo tenuto qui a Riace, anche sull’onda del dibattito ospitato dal manifesto, due partecipate assemblee pubbliche con tutta la sinistra: da Unione popolare a SI fino a Michele Santoro. Io ho lavorato in questi mesi all’unità delle forze a sinistra del Pd. Una unione che prescindesse dal momento elettorale di giugno. Riace è stata in 20 anni, con la sua idea di sviluppo multietnico, di gestione pubblica dei beni comuni, di impegno costante per la pace e contro ogni guerra, un’isola utopica di tutta la sinistra. Il 29 ottobre quando abbiamo festeggiato in piazza la mia assoluzione c’era anche una rappresentante della segreteria nazionale del Pd (Marta Bonafoni, ndr). Ecco, io ho scelto di candidarmi alle Europee nel solco di questo “villaggio globale” riacese, un luogo e una idea che non devono spegnersi. La destra ci ha provato a spegnerli. Il teorema immigrazione uguale repressione noi a Riace l’abbiamo sconfitto. Abbiamo costruito un borgo multietnico, rispettando l’identità di questi luoghi. E l’abbiamo fatto insieme. Senza distinzioni di simboli o etichette. La fine della mia odissea giudiziaria mi ha ridato entusiasmo.
L’avevano cercata anche Unione Popolare e Santoro. Persino il Pd.
È vero ma alla fine ho accettato la candidatura di Avs. Il mio spirito unitario però non è scalfito. Io mi candido da indipendente. Si tratta di una candidatura di servizio all’unità della sinistra. Perché abbiamo tutti una identità comune. Io delle sfumature mi sono stancato. Dobbiamo mettere a valore ciò che ci unisce senza pensare ai simboli che magari ci dividono. Scendo in prima linea in questa ottica unitaria, come ponte tra le varie anime. Ma ci tengo a precisare che io non sono niente. Sono uno zero proprio come mi ha definito Salvini, che ringrazio per la definizione. Infatti non ho organizzazione, non ho tessere, non ho strutture, sono un outsider. Ma mi batto per i più deboli, per tutti gli “zeri” del mondo. Il mio orizzonte è unire gli invisibili, i senza voce.
Ma il sistema elettorale prevede uno sbarramento al 4%. Avs alle politiche ha preso il 3,5%. Nelle assemblee che lei ha citato molti lo hanno messo in guardia per il quorum. Teme di non farcela?
Ne sono consapevole. Ma le battaglie difficili mi hanno sempre stimolato. Io ho l’obiettivo di far vivere in tutta Europa il “villaggio globale” di Riace. Luigi Manconi e Giuliano Pisapia, due personalità a cui sono molto legato, mi avevano consigliato di candidarmi con il Pd. Ma io sono legato a un’altra storia. Io vengo da Democrazia Proletaria. Anche se il nuovo corso di Schlein mi fa sperare che il partito di Minniti sia solo un brutto ricordo.
L’anno scorso la mattina del 26 febbraio lei era a Riace ad attendere centinaia di sostenitori per un’assemblea nazionale in solidarietà alla sua vicenda giudiziaria. Appresa la notizia della strage lei annullò l’evento e vi recaste sulla spiaggia di Steccato a deporre i fiori. Fu il primo politico ad arrivare. Che ricordo ha?
Un ricordo straziante. Sono stato a Crotone la settimana scorsa per un evento organizzato da Arci, Anpi, Cgil e movimenti sociali e mi fa tanta rabbia pensare che si sarebbero potuti salvare. Ho ascoltato le voci dei familiari e dei superstiti. Le loro erano grida di paura. Hanno lottato da eroi contro i flutti marini. E questi sarebbero gli “invasori”? Sono piuttosto le vittime del neoliberismo e della disumanità. Non mi meraviglia che il governo sia stato assente in Calabria in questi giorni. Ma devo riconoscere che perlomeno non sono ipocriti. Al governo Meloni gli immigrati danno proprio fastidio. D’altronde l’anno scorso facevano il karaoke. La politica dovrebbe essere umanità, empatia, dovrebbe lenire le sofferenze. Loro non ci pensano affatto.
In Sardegna ieri intanto hanno perso. Che giudizio dà di questa battuta d’arresto?
L’isola lancia un messaggio di speranza a tutta l’Italia. I sardi e gli studenti di Pisa e Firenze manganellati dai celerini dimostrano che l’indifferenza e la rassegnazione si possono battere. Che l’arroganza del potere si può fermare. Le immagini di quei manganelli contro persone inermi mi hanno riportato a Genova 2001. Bisogna unirsi anche per arrestare questa deriva autoritaria.
Il Manifesto