Antieconomico e dannoso, l’inceneritore non è la soluzione ai rifiuti di Roma

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La strada imboccata dal sindaco Gualtieri è una scellerata decisione in direzione ostinata e contraria alla strategia europea di economia circolare

Guerra in Ucraina e Santo Giubileo. Ecco i pretesti del nuovo decreto del governo Draghi per costruire un folle inceneritore nella provincia di Roma per risolvere una presunta emergenza immondizia romana che dura da vari decenni. Una combinazione di emergenze reali (guerra) e fittizie (giubileo che si presenta a scadenza nota da secoli) che poco hanno a che fare con la sciagurata decisione.

La raccolta differenziata a Roma, a differenza di altre capitali europee altrettanto complesse da gestire, è al palo. Per questo il nuovo inceneritore previsto dal sindaco Gualtieri dovrebbe bruciare 600 mila tonnellate di rifiuti TAL QUALI. Mentre l’Europa spinge perché si cambi registro, puntando decisamente sulla riduzione dei rifiuti e sul riuso e recupero, limitando sempre più il ricorso all’incenerimento e alla discarica, Gualtieri decide di imboccare la strada opposta, proponendo una soluzione – l’uso dei rifiuti a fini energetici – anacronistica, inefficace, e antieconomica, oltre che dannosa per la salute e per l’ambiente.

La raccolta differenziata, nel piano di Gualtieri, rimane “formalmente” in campo, ma secondo una logica che ribalta completamente quella europea e la scala delle priorità prevista dalla strategia dell’economia circolare: innanzitutto prevenzione -cioè limitazione dei rifiuti a monte- e recupero e riciclo di quelli prodotti. Solo dopo aver massimizzato i risultati di questi passaggi si può ricorrere agli inceneritori per produrre energia ma solo se ciò avviene con efficienze elevate secondo criteri stabiliti per legge (recupero), altrimenti l’operazione viene classificata come smaltimento, che può avvenire sia incenerendo -con produzione di energia, ma in quantità basse- sia conferendo in discarica rifiuti opportunamente trattati.

Questa idea di Gualtieri riassume una serie di contraddizioni ed errori concettuali di fondo.

La prima e più evidente è la violazione dei principi di economia circolare, che vengono ribaltati partendo dalla coda, cioè dall’ultimo stadio di tutto il percorso. Lo smaltimento in discarica deve ridursi al 10% dei rifiuti totali entro il 2035 cosa che non avverrà mai se si decide di bruciare la monnezza tal quale. L’inceneritore come previsto da Gualtieri è il più potente disincentivo alla raccolta differenziata e al recupero/riciclo e ipoteca i decenni successivi. Dire che la raccolta differenziata si può implementare in parallelo, nel periodo antecedente alla costruzione dell’inceneritore è sbagliato e non funzionerà mai perché significa investire contemporaneamente su due modelli conflittuali. Il modello “bruciamo tutto” deresponsabilizza le comunità e quindi rende inefficaci possibili azioni sulle tariffe dei rifiuti volte a incentivare la differenziata e il riciclo e a premiare le famiglie virtuose, spesso giovani e con figli, più attente ad una cultura del riuso e della differenziata. Attenzione: i grandi numeri sulla differenziata non sono una opzione, ma sono un vincolo regionale e, soprattutto, europeo. Tutti gli investimenti provenienti da quelle istituzioni, inclusi i fondi PNRR, andranno in quella direzione, perciò puntare sul modello inceneritore, fa perdere quelle linee di investimento.

La seconda è che l’inceneritore eliminerebbe anche la necessità di impianti di trattamento dell’indifferenziato (i noti TMB, che producono materiale da bruciare e residui finali). Se così si facesse, l’incenerimento sarebbe non recupero ma smaltimento, e non si può spacciare per recupero – invocando le regole europee – ciò che è smaltimento.

La terza contraddizione è quando si sostiene che con l’incenerimento si limita drasticamente il ricorso alla discarica.

Ma gli inceneritori producono ceneri e materiali incombusti che vanno conferiti in discarica: più aumenta la quantità di rifiuti bruciati più aumentano i flussi in discarica. La situazione diventa drammatica con l’incenerimento di rifiuti non trattati, ovvero monnezza tal quale come da piano Gualtieri, con scarso potere calorifico (quindi non chiamiamolo termovalorizzatore perché così concepito non funzionerà affatto) che produrrebbe ancora maggiori quantità di materiale da inviare in discarica. Un disastro vero e proprio.

La quarta è che in questo modo diminuirebbero i costi a carico dei cittadini. È esattamente il contrario: perché la produzione di biometano viene fortemente supportata da incentivi pubblici, e in questo modo pagheremmo 2 volte il gas consumato. Facendo un bilancio economico complessivo, l’incenerimento comporta una perdita netta di valore, un costo invece che un recupero.

Questo dal punto di vista tecnico, facilmente verificabile: il progetto inceneritore costituisce una scellerata decisione in direzione ostinata e contraria alla strategia europea di economia circolare.

Dal punto di vista istituzionale e politico la logica dell’inceneritore Gualtieri diventa, se possibile, ancora più perversa.

I pieni poteri per la folle strategia di cui sopra sono stati conferiti a Gualtieri da un decreto approvato pochi giorni fa dal governo Draghi nel contesto della emergenza guerra Ucraina sotto la voce “emergenza giubileo”. Questa attribuzione di poteri consente di azzerare il piano rifiuti recentemente approvato nel Lazio – che non prevede nuovi inceneritori – violando anche l’autonomia regionale. In poche parole, un sindaco PD commissaria e rende inefficace il lavoro regionale sui rifiuti della giunta guidata da Zingaretti, ex segretario PD. Il  Piano di Gestione regionale dei rifiuti, lo strumento principale di programmazione attraverso il quale la Regione Lazio definisce in maniera integrata le politiche in materia di prevenzione, riciclo, recupero e smaltimento dei rifiuti, nonché di gestione dei siti inquinati da bonificare, approvato ad agosto 2020, risultato importante dopo lunghi anni di inerzia, diventa carta straccia a colpi di decreto.

Un’ultima perversione politica: l’inceneritore non sarebbe costruito a Roma, violando perciò il principio di prossimità sancito nel piano regionale rifiuti e anche la narrativa della bellezza e virtuosità degli inceneritori che sorgono nelle grandi città come Vienna e Copenaghen, ma nella zona di Pomezia Santa Palomba, in provincia. Questo perché la famigerata legge Delrio ha attribuito poteri di presidente della città metropolitana -quindi ex provincia non abolita ma solo resa una sorta di reame-al sindaco di Roma, eletto solo dai cittadini romani ,esautorando tutte le istituzioni democratiche locali e i sindaci.

Provincia dove i sindaci di Roma spostano le criticità della loro inefficienza inclusi rifiuti e inquinamento senza regole e senza certezza di legalità mettendo in seria difficoltà la vocazione agricola e turistica dei meravigliosi dintorni di Roma. La discarica di Roncigliano ad Albano chiusa dalla magistratura in seguito a una serie di ordinanze e proroghe da parte dei sindaci di Roma, nonostante le evidenti illegalità, ne è testimonianza.  Così i poveri cittadini della popolosa provincia, che possono eleggere solo i sindaci delle loro città e non hanno voce democratica sul sindaco di Roma che li amministra come un Nerone qualunque, non potranno dissentire nelle urne al momento del voto: i loro eventuali voti contrari sono inceneriti come la monnezza.

A Roma occorre portare la raccolta differenziata a livelli adeguati; trattare gli indifferenziati residui per massimizzare il recupero di materia, e sostituire i TMB con impianti progettati a questo scopo: raccogliere in maniera differenziata il 100% dei rifiuti umidi, e trattarli per produrre compost invece che biogas; operare una grande riforma di AMA nel senso della decentralizzazione.

Per questo occorre una grande iniziativa di confronto con le forze politiche, e di ascolto di comitati, associazioni e cittadini: perché senza una sostanziale condivisione, impianti e infrastrutture indispensabili per chiudere il ciclo difficilmente si potranno realizzare, tanto meno nei in tempi necessariamente brevi.

Elena Fattori, Senatrice Sinistra italiana

articolo pubblicato su: https://www.huffingtonpost.it/blog/2022/05/04/news/guerra_in_ucraina_e_santo_giubileo-9319358/

 

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