Pasolini e Gramsci

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già con la tua magra mano            
delineavi l’ideale che illumina’      
P.P.Pasolini Le ceneri di Gramsci

 

Il 5 marzo del 1922 nasceva Pier Paolo Pasolini. In questi giorni viene celebrato e ricordato da tanti come un intellettuale scomodo ma tenace e lucido quale era. A rieleggere oggi i suoi libri, ci si accorge che il suo pensiero è fortemente radicato negli anni in cui ha scritto però, ciò nonostante, mantiene una forte attualità e dirompenza, alla stregua di Joice, Camus, Gramsci, Borges. Perché?

Alfonso Berardinelli, nella prefazione a Scritti corsari, sottolinea come Pasolini parlasse dell’omologazione culturale con ossessiva e didascalica insistenza: “A un certo punto il potere ha avuto bisogno di un tipo diverso di suddito, che fosse prima di tutto un consumatore (PPP)”. Aggiunge Berardinelli, Fascismo e antifascismo, destra e sinistra, progresso e reazione, rivoluzione e restaurazione stanno diventando opposizioni puramente terminologiche e consolatorie: buona coscienza degli intellettuali di sinistra. (…) Un incubo dell’uniformità nel quale c’èra posto solo per il perbenismo consumistico e l’idolatria delle merci. Si compiva così un “genocidio culturale (PPP)” definitivo. Senza bisogno di colpi di stato, dittature militari, controlli polizieschi e propaganda ideologica il Nuovo Potere senza volto si impadroniva pragmaticamente del comportamento e della vita quotidiana di tutti. Le differenze di ricchezza, di reddito e di gerarchia avevano smesso di creare differenze qualitative di cultura, tipi umani diversi. I poveri e i senza potere non aspiravano ad avere più ricchezza e più potere, ma ad essere in tutto e per tutto come la classe dominante, divenuta culturalmente la sola classe culturale esistente.

“(…) si può interiorizzare solo ciò che è esteriore. L’uomo medio dei tempi di Leopardi poteva interiorizzare ancora la natura e l’umanità nella loro purezza ideale oggettivamente contenuta in esse; l’uomo medio di oggi può interiorizzare una Seicento o un frigorifero, oppure un week-end a Ostia” scriveva Pasolini il 13 luglio del 1973 sul ‘Tempo illustrato’.

Qualche mese dopo, il 9 dicembre, sul ‘Corriere della sera’: “Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è totale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la ‘tolleranza’ della ideologia edonistica, voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. (…) Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza.(…)”. E poco oltre, aggiunge che i modelli del giovane uomo e della giovane donna proposti ed imposti dalla televisione “avvalorano la loro vita solo attraverso i suoi beni di consumo”.

Appare chiaro perché Pasolini, ancora oggi, mostri un’attualità sconcertante, perché i processi che ha descritto si sono realizzati a pieno e sono stati occultati dal pensiero unico del mercato. Le analisi di Pasolini, nella loro didascalica semplicità ci chiamano ad uscire da questa bolla nella quale siamo stati rinchiusi, dove ogni pensiero divergente e libero è squalificato, silenziato e annullato e dove domina il pensiero unico del mercato.

“(…) il primo dovere di un intellettuale: quello di esercitare prima di tutto e senza cedimenti di nessun genere un esame critico dei fatti” scrive Pasolini e

“(…) per conquistare il potere politico nel mondo occidentale è necessario esercitare l’egemonia culturale all’interno della società civile” scrive GramsciEntrambi ci chiamano, oggi più che mai, a spezzare le catene mentali e culturali che ci tengono prigionieri e ci fanno diventare docili soldati che prima comprano di tutto e poi vanno a morire per arricchire ulteriormente, attraverso la guerra, i potenti ed i ricchi della terra.

“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza.
Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo.
Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”.
Antonio Gramsci, sul primo numero di L’Ordine Nuovo, primo maggio 1919.

Entrambi, Pasolini e Gramsci, oggi  ci indicano la strada . Seguiamoli per non morire lobotomizzati

Per saperne di più

Ecco come Pasolini viveva il suo rapporto con Gramsci e con il proletariato, raccontato nella poesia/poemetto Le ceneri di Gramsci di cui riporto di seguito alcune righe:

Lo scandalo del contraddirmi,
dell’essere
con te e contro te; con te nel core,
in luce, contro te nelle buie viscere;
del mio paterno stato traditore
– nel pensiero, in un’ombra di azione –
mi so ad esso attaccato nel calore
degli istinti, dell’estetica passione;
attratto da una vita proletaria
a te anteriore, è per me religione
la sua allegria, non la millenaria
sua lotta: la sua natura, non la sua
coscienza: è la forza originaria
dell’uomo, che nell’atto s’è perduta,
a darle l’ebbrezza della nostalgia,
una luce poetica: ed altro più
io non so dirne, che non sia
giusto ma non sincero, astratto
amore, non accorante simpatia…

Marco Veronesi

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