Sinistra Italiana per un’alternativa – progressista ed ecologista – all’attuale equilibrio di Governo,

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Documento della Direzione nazionale di Sinistra Italiana

Alla giornata di ieri gli Amministratori Delegati delle prime 100 aziende italiane avevano già guadagnato quanto un lavoratore in tutto il resto dell’anno.

Questo accade d’altra parte in un paese in cui nel 2021 il patrimonio delle 50 persone più ricche è aumentato di 30 miliardi di euro, mentre aumentavano vertiginosamente il numero delle persone in povertà assoluta, così come il complesso dei redditi da lavoro.

Eppure in questo contesto il Governo ha scelto di approvare una riforma fiscale che premia i redditi più alti, lasciando le briciole a operai e impiegati, pur sapendo che si affacciava una fase in cui inflazione e aumento delle bollette avrebbero falcidiato il potere d’acquisto delle fasce più deboli della popolazione.

È d’altra parte lo stesso Governo che ha ridotto a titoli privi di contenuti la lotta contro le delocalizzazioni selvagge, la riduzione della precarietà, l’intervento sulle pensioni, la transizione ecologica ed energetica.

Lo stesso PNRR appare del tutto privo di un impulso strategico e orientato esclusivamente ad aumentare nell’immediato la quota di lavoro delle aziende italiane, ma senza alcuna riflessione sulla ricostituzione di filiere innovative.

Non stupisce quindi che CGIL e UIL abbiano proclamato lo sciopero generale per rimettere la realtà del paese al centro di un dibattito politico avulso dalle difficoltà che milioni di persone incontrano quotidianamente e dal dramma crescente delle disuguaglianze.

Siamo orgogliosi di essere stata l’unica forza parlamentare ad aver appoggiato l’iniziativa sindacale, ma allo stesso tempo preoccupati dalla totale assenza di reazioni registrata nel campo governativo, anche da parte di partiti che noi vorremmo alleati nel prossimo futuro. Il Governo Draghi si conferma così un ambito impermeabile a qualsiasi istanza di giustizia sociale e ambientale, capace di sterilizzare ogni ipotesi di cambiamento.

Lo sta dimostrando anche in questi giorni nella gestione della pandemia, ormai approcciata nel segno della resa al Covid.

Il “rischio ragionato” di cui parlò Draghi altro non si è dimostrato se non una scommessa sul fatto che il supporto fondamentale dei vaccini avesse in sé la capacità di fermare i contagi, senza alcun intervento supplementare sulle infrastrutture fondamentali della vita sociale.

Non si sono voluti alimentare investimenti immediati nella scuola, nel trasporto pubblico, nella sanità, nè predisporre protocolli che potessero eventualmente prevedere un rallentamento temporaneo del ciclo economico.

Si è persino rinunciato allo Smart Working, in nome dell’idea di Brunetta che riportare i lavoratori negli uffici fosse indispensabile per alimentare il PIL.

Il risultato oggi è una situazione totalmente fuori controllo, con la crescita record dei contagi e la stessa riapertura delle scuole che mette a rischio la salute di studenti e insegnanti, in assenza di qualsiasi disposizione per favorire la sicurezza in presenza. L’ultimo provvedimento del Governo, che instaura un ipotetico obbligo vaccinale di fatto privo di sanzioni, se non per i lavoratori dipendenti e a partire dal 15 febbraio per non scontentare la Lega e Confindustria, è un segno di bandiera bianca.

Se il messaggio del Governo Conte era stato la priorità della tutela della vita umana, anche a costo di rimettere in discussione la centralità dell’economia e della finanza, oggi siamo al ribaltamento completo.

PIL e austerità di bilancio tornano a essere l’unico obiettivo dichiarato e praticato, a costo di privare i lavoratori della cassa di quarantena, gli operatori economici dei ristori, i servizi pubblici del personale necessario.

D’altra parte di fronte ad un aumento del costo dell’energia che mette a rischio i conti di milioni di famiglie a reddito medio-basso, l’unica risposta è rilanciare la prospettiva nucleare in Italia e in Europa, contro ogni evidenza scientifica ed economica, nonché in violazione della volontà democratica dei cittadini italiani.

Questo quadro rafforza la nostra scelta di collocarci all’opposizione, ma deve soprattutto spingerci a contribuire alla definizione di un’alternativa all’attuale equilibrio di Governo. Noi vogliamo costruire una opinione diffusa, nel Paese e tra le forze sindacali e politiche, che ponga le priorità giuste: investimenti nella sanità pubblica (non in quella privata) a cominciare da quella territoriale, investimenti nella scuola e nell’Università per garantire il diritto allo studio e rilanciare il sapere e la ricerca come risorsa dell’Italia, una nuova politica del lavoro che senza attendere la normativa europea introduca subito, come intendeva fare il Governo precedente, un salario minimo legale di 10 euro l’ora contro il lavoro povero, un sistema di ammortizzatori sociali davvero universale, anche per il lavoro autonomo sinora ignorato o placato con mance, tutela contro esternalizzazioni e appalti che significano solo sfruttamento, una correzione della legge sul lavoro con le piattaforme che finalmente dia tutela a chi ci lavora.

L’elezione del nuovo Presidente della Repubblica segna sotto questo aspetto uno spartiacque.

È del tutto evidente la spinta dell’establishment a congelare il quadro esistente, sia nell’ipotesi di ascesa di Mario Draghi al Quirinale, sia in quella di una sua permanenza sine die a Palazzo Chigi.

Nel primo caso si ipotizza una torsione semi presidenzialista di fatto del sistema istituzionale, nel secondo una ridefinizione del sistema politico che punti ad una stabilizzazione al centro.

Questo tentativo trova appoggi e resistenze trasversali nei partiti e nei gruppi parlamentari e sarà l’oggetto vero della prossima contesa politica.

È indubbio che la nostra parte é di chi si adoperi per definire una coalizione progressista ed ecologista che punti a mettere tutte le destre all’opposizione, nel più breve tempo possibile e passando evidentemente per la contesa elettorale.

Per quanto ci compete, questo obiettivo passa innanzitutto per un rafforzamento di un polo di sinistra ed ecologista, che abbia la forza di rapportarsi senza timidezze con PD e M5S. In questo anno abbiamo lavorato molto per rafforzare SI, con buoni risultati, e intendiamo continuare a farlo, perché diventi quel partito della sinistra che manca all’Italia.

Oggi proponiamo di aprire una fase di interlocuzione rafforzata con Europa Verde, per condurre insieme battaglie politiche e in nome di una comune lettura della fase attuale.

Sinistra Italiana

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