Indifferenza delle istituzioni, fondi insufficienti, lo scoglio della burocrazia e degli accreditamenti: le strutture che si fanno carico di oltre 500 pazienti sono in crisi. «Senza aiuti chiudiamo»
Malati, rifiutati, dimenticati, senza niente. Se si decidesse di stilare una classifica degli ultimi, nel nostro Paese, i malati terminali di Aids occuperebbero senz’altro il posto più basso. C’è un minimo di attenzione delle istituzioni, anche se spesso malgestita, sui migranti e i clochard. C’è l’impegno a fare meglio, per organizzare la vita nelle strutture per disabili e anziani non autosufficienti. C’è dibattito sulle condizioni dei carcerati, dei tossicodipendenti e dei malati di mente, spesso parcheggiati in strutture dove almeno arriva l’occhio delle telecamere, e qualche volta di qualche inchiesta dai risvolti terribili. Dei malati di Aids, invece, non importa nulla a nessuno. Pochissimi, scomodi, invisibili come il virus che li ha inghiottiti e per cui esistono cure che hanno cambiato la vita di chi è venuto dopo di loro, ….
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